sabato 2 maggio 2009

Il mio Abruzzo


Difficile scrivere lasciando da parte banalità e luoghi comuni.

Difficile in prosa, trasmettere almeno parte delle emozioni vissute in quest'insolita Pasqua.

Dopo un faticoso viaggio l'arrivo in Abruzzo già fa battere il cuore. Un cuore che batte in tutti noi forte; ma che intimamente, ci teniamo dentro come in un sentimento rispettoso.

Un verde cartello autostradale e lì, sul pannello: c'è scritto AQUILA... eccoci!

Dopo una lunghissima striscia di autostrada, l'Appennino scavalcato in quota, giù in discesa verso la città ferita che ti accoglie con la visione di quei tanti punti blu, tutti in fila e tutti uguali, che riempiono i parcheggi di quelli che in altre occasioni sono festosi parcheggi di centri commerciali luccicanti. Sono le tende della protezione civile e tutt'intorno solo silenzio e lampeggianti...

Mino e Gianluigi della protezione civile di L'Aquila, sono lì ad attenderci, appena fuori l'autostrada.

Volti stravolti di persone che non hai mai conosciuto, ma che senti già, fraternamente amici. Lo capisci da quell'abbraccio, da quella pacca sulla spalla, da quel dirti, nonostante tutto, Buona Pasqua!

Si parte, niente spazio per i sentimentalismi, siamo qui per lavorare!

In coda indiana, col fuoristrada verde e lampeggiante giallo in testa a tirar le fila di questa carovana insolita ricca di tanta buona volontà.
Freddo, vento, l'Abruzzo ci accoglie così.

Le sue strade che si inerpicano ai piedi del Gran Sasso sono davanti a noi, anonime e sinuose. Fiancheggi borghi fantasmi, nessun anima in giro in questa festosa giornata pasquale.

Sali su, ti inerpichi per i monti, fiancheggi il lago di Campotosto e capisci che sei in un ameno luogo turistico nel vedere le piazzole di sosta pic nic ed i sentieri trekking. Ma le rughe profonde che crettano l'asfalto e quegli enormi massi precipitati dal fianco della montagna che hanno schiacciato la tenera erbetta marzolina, così bucolica e così attraente per i pascoli ti riporta alla realtà.

Ecco, forse sono proprio i pascoli, lì sempre uguali a se stessi, quasi ignari, a darti un senso di normalità.

Arrivi al campo base di Campotosto e vieni accolto, festante, da tante facce rosse genuine di montagna; facce a cui stai interrompendo il pranzo Pasquale.
Ciao ragazzi! Braccia che ti si porgono: "dai qui, scarichiamo..."

Stupore e gioia si mescolano; quanto coraggio, quanta voglia di normalità sotto quel tendone giallo in cui si festeggia con tagliatelle al sugo, abbacchio e dolci fatti in casa una Pasqua mai immaginata.

Non puoi che farti avvolgere dai loro racconti di vita: "Siamo montanari, ci tiriamo su le maniche e risorgeremo presto, sai".
Quasi una parola d'ordine e come non crederlo! Basta guardare la certezza e la fierezza nei loro occhi. Guardare quei bimbi che scorrazzano tutti insieme con le guanciotte rosse ed i sorrisi sinceri, oppure quelle vecchiette che chine sotto il peso dell'età e i loro fazzoletti in testa salutano, capendo chi sei e perchè sei lì, oppure quel senso di quotidiano nel parlar di calcio degli uomini quasi come in un improvvisato bar dello sport.
Si riparte dopo il pranzo, uno di quelli che sai già che non dimenticherai.

Nodo alla gola nel vedere le loro mani che ti salutano, lì nello specchietto retrovisore, mentre risali il costone del monte.

Il pomeriggio è tutto un girare come forsennati per trovare il posto giusto dove scaricare tutta la nostra mercanzia. Paganica, Bazzano, Onna scorrono al nostro fianco... nomi ormai noti alla cronaca drammaticità di distruzione e morte.

L'arrivo per noi è a Montereale, sempre in quota e la brezza del tramonto che scende dal monte si fa ben sentire ad asciugare il nostro sudore della fatica... Tre furgoni da scaricare non sono pochi per chi nella vita fa altro, anche se la collaborazione è sempre eccellente.

L'Anpana piemontese - che divide il campo con gli amici calabresi e che ti fa capire quanto l'Italia solo al bisogno sappia essere una - accoglie la socia Elena e tutti noi con calore e sorrisi disarmanti. Si finisce il lavoro stanchi, ma felici.

La sera e la notte ci aspetta il campobase di Campomaggio, l'Aquila città.

Il buio annaqua le ferite sui palazzi della città, timidamente cela, ma non riesce a nascondere, anzi, rende il tutto ancora più tragicamente reale nella sua spettralità.
L'Aquila è una città fantasma, viva solo nel turbinio delle luci dei molti mezzi di soccorso, gli unici mezzi che circolano per strada: blu, gialli, gialli e blu...acceccanti
La nostra tenda azzurra numero 19 ci aspetta, nostri vicini di "casa" famiglie qualsiasi di giovani ed anziani.
Avverti forte come, 20 secondi 20, abbiano cambiato tante vite.

Giovani e vecchi che non si conoscevano, magari non si sarebbero mai salutati nella vita "normale", che qui sono complici come in una grande famiglia. Tutti si aiutano, si sostengono, si danno una pacca sulla spalla, si danno una mano.

La notte è fredda, molto fredda e piovosa. Dormire e difficile, lo è molto di più farsi cullare da quelle due inevitabili scossette che attraversano la notte.
No, assurdo lamentarsi, per noi è una notte per i nostri vicini saranno tante notti, tutte uguali, tutte fredde nel cuore...

La luce del giorno ci svela tutta l'Aquila nella sua drammaticità . Bella, austera, nobile, ancora possente nonostante tutto, dentro le sue mura forti ed invalicabili.
Scendi per la città, sei sulla via di casa, fiancheggi e scopri la città.

Qualche bar coraggiosamente aperto per un caldo caffè agli angeli dei soccorsi, poi solo quartieri fantasma, vite interrotte, scorci di quotidiano dietro quelle pareti sfondate.
Un letto, un quadro, un tavolo, un post it, le mensole, i calendari, la scopa ancora attaccata al suo gancio...

Una città fantasma, cristallizzata, immobilizzata in preciso istante della notte... Notte e lo capisci da quell'intimo interrotto, da quelle tapparelle abbassate, lo intuisci dal rumore sordo di porte e finestre che sbattono che rendono vive quelle abitazioni dove la vità e fuggita in un istante....

Ciao l'Aquila non ti dimentico...



L'inventario - A.n.p.a.n.a. Onlus - Associazione nazionale protezione animali, natura ed ambiente Piemonte a cui ci siamo appoggiati nella nostra missione (www.anpana.piemonte.it)
La socia della sezione di Novara, Elena Stenta con il suo compagno Giampi (toscano e titolare del Ristorante Pizzeria Fuoripiazza di Firenze ) con amici, parenti e conoscenti hanno mobilitato mezza Toscana.
Grazie ad industrie, centri commerciali, aziende, alberghi e il cuore di tanti fiorentini, i nostri soci sono partiti la mattina di Pasqua per l' Abruzzo con 3 camion pieni di ogni tipo di generi di prima necessità.
La carovana toscana, è arrivata al Campo Base ANPANA di Montereale (Aq). Il Dott. Aversa Responsabile della Protezione Civile insieme al Sindaco del paese ed insieme ai Volontari ANPANA Carlo, Mario e Christian si sono immediatamente attivati per sistemare il materiale trasportato nei magazzini container.
Nelle cucine da campo verranno distribuiti i generi alimentari: 50 confezioni di bottiglie acqua, 200 scatole fagioli, 240 scatole tonno, 5 scatoloni con confezioni di latte, inoltre scatoloni con pasta, riso, omogenizzati, latte bimbi, pappe ecc.
Hanno inoltre provveduto a procurare per il settore sanitario: garze, cerotti, medicazioni, 2 set chirurgici, assorbenti igienici, pannolini bimbi, salviette, dentifricio, saponette, shampoo, spazzolini ecc.
Un prestigioso marchio di vestiario ha fornito ben 1000 capi nuovi così suddivisi: magliette, jeans, pantaloni, giacche donna uomo bambino.

GRAZIE A TUTTI I CUORI GRANDI DEI FIORENTINI CHE CI HANNO PERMESSO QUESTO, SE VOLETE DITECI VOSTRI NOMI ANPANA VUOLE RINGRAZIARVI

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