Sentivamo proprio la mancanza di una linea d’abbigliamento maschile cotanto griffata.
Ebbene sì nel vasto e variegato mondo che ruota intorno a Pitti Uomo, cercando di coglierne un po’ di luce riflessa, quest’anno c’era anche lui: quello che in America – esagerati come sempre questi yankee – chiamano italian legend.
Potremo dire più semplicemente Mister 26 cm per 4,5.
Quell’ormai ultra quarantenne dal volto anonimo, registrato all’anagrafe pescarese con il nome di Rocco Siffredi, professione porno divo in pensione.
E’ sì perché sarà pure una leggenda, ma a poco più di quarant’anni è un baby pensionato.
Mestiere logorante il suo, altro che metalmeccanici…
Così, come all’approssimarsi degli anta i calciatori sentono i segni sulle ginocchia delle molte tacchettate ricevute e appendono le scarpette al chiodo. Lo stesso sarà successo anche a lui.
In questo caso però l’usura non è sulle ginocchia e al chiodo non ha appeso le scarpette.
Sorvoliamo sul fatto che il celebrato divo era un “abusivo” a Pitti Uomo perché non ha voluto sborsare manco una manciata dei verdi bigliettoni guadagnati in carriera per affittare almeno un piccolo stand, ma si è limitato a strombazzare una sua (presunta) grande festa sulle colline dove, udite udite, ci sarebbe stato il battesimo della sua griffe dal banale nome di Rocco.
Cos’è stata la sua grande festa? Location: un bellissimo castello dei colli fiorentini. Contorno: girls e starlette quasi in abito adamitico che facevano gara a sculettare intorno a lui. Piatto forte: una serie di t-shirt e felpettine - di quelle che si compra a dosi massiccie sui cataloghi - con su stampigliata - in una serigrafia nemmeno di eccelsa qualità - il suo faccione, oppure Cenerentola in guepiere ed altre amenità del genere, ma anche, più semplicemente, la sua ammiccante iniziale in minuscolo: r.
Una r un po’ sproporzionata nella sua grafia sinistra. Un ammiccamento? Chissà come mai quella r così allungata signor Siffredi. Cosa vorrà mai significare? Boh! Sto pensando male?
Suvvia non si stupisca allora se i pochi colleghi eletti amessi alla sua corte, gli chiedono sempre e solo delle “doti” che l’hanno reso famoso. Perché quella r così?
Mi scusi, ma a me sembra che lei ciulli un po’ nel manico e il gioco di parole non è assolutamente casuale.
Fatto sta che è riuscito a ritagliarsi pure lei un piccolo spaziettino nell’ambitissimo mondo della moda. Non ne sono stupita, lei è stato bravo, è una vita che usa il suo cavallo di battaglia. Mi stupiscono le ditte che gli hanno dato spazio.
Francamente vedo difficile che stuoli di ragazzini vadano in giro sui lungomari italici a sfoggiare t-shirt col suo faccione…
Lei è un uomo nato con la camicia signor Siffredi, anche se senza pantaloni.
Ha fatto fortuna negli States orfani di John Holmes. Se fosse rimasto nella natia terra d’Abruzzo forse sarebbe stato un infelice con quella sproporzione congenita che per molti è solo un problema.
Lei è un furbo perché ha fatto di necessità virtù. Le americane lo adorano e corrono in Italia a cercare un boy italiano nella speranza che siano tutti come lei.
Lei è anche molto Pinocchio. Chissà come ridono gli specialisti della medicina quando leggono le sue interviste in cui dice che lei fa l’amore per otto ore di seguito e non usa nemmeno il Viagra.
Francamente non la capisco. A mio avviso gli eccessi non vanno mai bene.
Se poi vogliamo essere colti, con la speranza che riesca a seguirmi le ricordo che Fridia e gli altri maestri greci della bellezza classica in arte, è di altre proporzioni che parlavano.
Ricordo che quando ho visto un suo film e mi scusi il parolone – certo che l’ho fatto, non sono falsa moralista nel negare, anche perché sono molto curiosa - sono rimasta molto stupita anch’io.
No, non ha capito. Stavo guardando sopra la sua cintura.
Sono rimasta stupita dal suo essere dislessico, dalla sua voce anonima, dalla sua faccia banale appesantita eccessivamente ben oltre la sua anagraficità.
Mi scusi, ma per me i divi e gli artisti sono altri.
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