venerdì 12 settembre 2014

E come profumo la pipì!

Metti una fiera che non vuol essere definita fiera perché la parola è troppo terra-terra…
Metti una location speciale per la sua archeologia industriale resa (tristemente) famosa per convention della nouvelle vague politique ed ecco l’inizio settembre fiorentino esplodere nei profumi – è proprio il caso di dirlo – “Fragranze”, la mostra-evento dell’alta profumeria mondiale che si celebra nello scenario della Stazione Leopolda a Firenze.

Entri e trovi quello che ti aspetti. Un’onda silenziosa e invisibile di mille profumi che si mescolano avvolgendoti e quasi stordendoti. Mille profumi che si mescolano in uno, mille volti che si mescolano in uno.
Ti lasci stordire, poi, esci della nuvola profumata e scopi box ordinati-allineati-colorati degli stessi colori, adornati delle stesse boccette e popolati dalle stesse facce con gli stessi vestiti e gli stessi sorrisi di circostanza e poi zac… qualcosa diverso, di assolutamente fuori contesto colpisce.

Uno stand nero, adornato di vetri rotti ed atmosfere truci e underground con tre boccette, solo tre a fare bella figura di se.
Dietro esse emerge una figura curiosa di uomo vestita di una lunga tonaca nera, gli occhi trasparenti e il sorriso che non è un sorriso.
Lui è O’Driù, al secolo Angelo Orazio Pregoni genio estroverso e dissacratorio dell'arte contemporanea. E' anche un naso, ma decisamente diverso dagli altri.
Un’artista, un performer della boccetta che crea quasi esclusivamente solo profumi “a persona”, rigorosamente fatti a mano.

Tre come dicevamo le sue creazioni “seriali” di cui non confessa le essenze nemmeno sotto tortura, ma che s’ispirano a concetti nuovi e dissacratori.
Dissacra attraverso quelle  boccette il mondo dell’alta profumeria di cui è suo malgrado protagonista; prende in giro i colleghi e se stesso, vuole frantumare la patina ovattata e l’uniformazione (verso il basso) della profumeria.

Rivoluziona e stravolge il concetto stesso di profumo…
E’ vero, cos’è profumato e cosa non lo è?
La risposta è assolutamente diversa per ognuno. Ci avete mai pensato?
Forse è meglio allora parlare solo di odori.

Sono quelli che affascinano, che emozionano che trasmettono sensazioni primordiali e sessuali. Odori che battono in testa: sudore, fango, urina….
Pregoni ci parla di antimarketing quando presenta “Patetique” in cui dissacra il patetismo della profumeria smascherandone la nullità; si dichiara contro alle regole quando racconta che “Eva Kent” è una fragranza quasi criminale, ma supera se stesso e la sua allucinazione artistica con “Peety” che definisce il primo profumo pop della storia.

La leggenda narra che questa fragranza sia nata per errore… come storiella funziona, ma è difficile da credere se si è un po’ smaliziati…

49 ml. di una profumazione esclusiva fatta a mano (di cui ovviamente nasconde la formula) non nascono a caso...
49 ml. da completare, anzi personalizzare, con 1 ml (10 gocce) che rendono l’essenza esclusiva e assolutamente personale.
La propria urina!

Per raccontarla con le parole dell’ideatore:
“La pipì è chiaramente un mood importantissimo perché è relazionata non soltanto alla sfera intima, se vogliamo anche sessuale, feromonica, al nostro DNA, ma introduce all’interno della fragranza quegli elementi che a me servivano ossia concentrazione di acqua, sale e acidi urici, che interagiscono con la materia prima che abbiamo utilizzato creando nuove sensazioni olfattive e tutto questo sempre in maniera diversa.
Quindi la traccia del profumo, la traccia olfattiva è la mia, ma il profumo trascende dal mio lavoro in quanto è contestualizzato sulla pelle di un’altra persona con una sostanza che l’altra persona ha inserito e che trasforma il profumo.”

Il geniale Pregoni definisce questa sua idea un’elaborazione olfattiva artistica pop, a noi pare un autentico capolavoro di marketing rovesciato dove, massacrando e dissacrando i luoghi comuni dell’alta profumeria si emerge volente o nolente da una massificazione olfattiva davvero sconcertante.

La riflessione finale è stata per me sorprendente.
Cos’è davvero profumato e cos’è davvero sgradevole al naso?
Tutto soggettivo davvero.

Personalmente sono molto “nasale”. Annuso i luoghi nuovi, scopro e riconosco le città dagli odori.
Mi stupisco, sorprendo e quasi inebrio davanti all'odore della pioggia che avvolge la pietra, dalla pelle di una borsa impregnata di sudore, dall'erba ammuffita essicata e quasi bruciata dal sole, etc…

In effetti...chi sa cosa c’è davvero nella ricetta segreta di profumi famosi?
Chissà cosa nasconde il formale perbenismo massificato dell’alta profumeria?

O’Driù almeno mi ha fatto pensare. Mi ha squarciato quella nuvola olfattiva ruffiana che mi circondava e mi ha fatto sorridere anche…

Ebbene sì… perché storcere il naso, è proprio il caso di dirlo, davanti al profumo alla pipì?



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