giovedì 13 dicembre 2007

E ora salgo in cattedra!

E’ vero che noi italiani siamo un popolo di santi, poeti e navigatori. E’ anche vero che scrivere è una delle prime cose che impariamo a fare.
Tutti scrivono, ma pochi leggono… Ma se non si legge cosa scriviamo a fare? Chi ci leggerà?
Mah…Fatto sta che, nonostante almeno metà del popolo italiano abbia un libro scritto nel cassetto, gli errori ed orrori sono all’ordine del giorno.
Basta leggere un po’, sfogliare qualsiasi cosa per imbattersi in un abbaccedario di errori della lingua italiana incredibili.
Allora per una volta, salgo in cattedra…e cerco di mettere un po’ di ordine fra le insidie più comuni dell’italiano scritto.

Aeroporto
E’ questa l’unica forma corretta (così come lo sono aeroplano e aeronautica). Sono parole composte che traggono origine da aero- che vuol dire aria. L’aereo è nato dopo…

Affatto
Significa “del tutto, completamente” ed è corretto usarlo in frasi affermative. Siccome ne è diffuso l’uso per rafforzare una negazione, molti pensano che “affatto” abbia di per se un valore negativo, ma non è così. La stessa logica vale anche per: assolutamente.

Il genere dei nomi delle città
I nomi di città sono maschili o femminili? Tutti i nomi di città vengono considerati femminili perché si sottintende sempre la città.

e
Congiunzione che si usa anche nella forma ed per evitare l’incontro fastidioso fra due vocali. Proprio perché è una congiunzione sostituisce la virgola, non la richiede mai davanti se non per enfatizzare.

Eccetera
E’ una delle parole più scritte. Spesso viene usata nella sua forma abbreviata ecc. qualcuno invece l’abbrevia alla latina con etc.
Regola fondamentale è non esagerare mai con gli eccetera. Ne basta uno, al massimo due. Altra piccola cosa, prima di eccetera la virgola è facoltativa.

Familiare o famigliare?
Se si scriveva famigliare a scuola il maestro lo segnava come errore, ma non è così. Familiare era considerata l’unica forma leggitima perché deriva dal latino familiaris.
Famigliare non è un errore grave, ma una forma legittima anche se meno usata, tant’è vero che, tutti i vocabolari la registrano accanto al più diffuso familiare.

Genere femminile dei nomi delle professioni
Un dubbio molto sentito. Presidente, ministro, architetto, deputato, vigile, senatore, giudice, medico sono stati usati fino ad una certa epoca sono in riferimento ad uomini che occupavano quelle cariche o svolgevano quelle professioni. Solo recentemente le donne si sono affacciate a quei ruoli ed allora come dire?
Alcuni nomi di professioni in –essa e –trice sono d’uso comune (dottoressa, profesoressa; ambasciatrice, senatrice, ecc.). Per altri regna ancora l’incertezza. Qula’è il femminile di avvocato, architetto, chirurgo, ingegnere, magistrato, medico, notaio, ministro, sindaco, cancellerie, deputato, questore e giudice?
Come dobbiamo dire: avvocata, avvocatessa, donna avvocato o avvocato donna? I pareri sono diversi e tutt’ora vaghi. Fa riflettere però che spesso sono le donne stesse che preferiscono per il nome della loro prefessione l’uso della forma maschile. Conta il ruolo non il sesso!

Ma
Abbiamo imparato a scuola che è una congiunzione avversativa. Ok, ma come si usa dato che pochi lo fanno correttamente?
La sua funzione è di esprimere un contrasto fra due parole o due frasi. Contrasto che può essere parziale o totale. Viene usata anche per correggere o rafforzare un’affermazione e viene usata anche per dare una pausa a una frase. Non è una regola però è sempre meglio prima di ma mettere una virgola.

Uso della maiuscola
Ne mettiamo troppe o troppo poche, quasi sempre a sproposito.
Di sicuro serve: all’inizio di una frase dopo il punto, all’inizio di un discorso diretto dopo le virgolette, con i nomi propri, con i nomi geografici, con i nomi di Dio e della Madonna e con altri termini che li designano, con i nomi di divinità di altre religioni, con i nomi dei corpi celesti, con i nomi delle feste, con i nomi dei secoli, con i titoli di un’opera artistica.
Tante sarebbero le specificazioni da fare però…

Come si scrivono i numeri?
Quando in un testo si riportano dei calcoli vanno sempre scritti in cifre.
Negli altri case, specie per le cifre basse è preferibile adoperare le lettere.
Per scrivere “i numeri” di papi e re la cosa migliore è servirsi dei numeri romani, anche se l’esprimerlo in lettere non è sbagliato, ma un po’ desueto.
Per i secoli ci sono delle regole precise. Errore comune è scrivere (esempio) il 1400 per intendere il secolo che va dal 1400 al 1499. E’ sbagliato! Il 1400 si riferisce al solo anno 1400.
Se ci vogliamo riferire all’intero secolo si deve scrivere: ‘400, il XV secolo o il Quattrocento.

Obiettivo
Parola sdrucciolevole. Capita spesso di leggerla con la doppia b: obbiettivo. Non è un errore, ma è un uso meno corretto che si rifà al parlato. La parola più corretta da scrivere è obiettivo che deriva dal latino obiectivus.

Nomi delle squadre di calcio
Qui la regola è precisa. I nomi che ripropongono in forma identica quello della città sono maschili. Esempio: Torino, Napoli, Bari, Bologna, etc…
Quelli che invece che non ripropongono in maniera identica il nome della città sono femminili. Esempio: Atalanta, Fiorentina, Inter, Juventus, etc…

Te
Forma prenominale che nel parlato si usa spesso in sostituzione di tu. Ma scrivere te anziché tu è corretto? No, è meglio ricorrere sempre a tu.

Tra o fra ?
Il significato delle due preoposizioni è identico. E’ consigliabile scegliere fra le due in base alla parola che segue per evitare suoni sgradevoli prodotti dall’uso di due consonanti uguali.

Tre o tré ?
Il numero tre da solo non va accentato, ma invece deve esserlo nei numeri composti che finiscono per tre. Esempio trentatré.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito dei nomi delle squadre, la regola indicata non mi sembra sempre corretta: "I nomi che ripropongono in forma identica quello della città sono maschili. Esempio: Torino, Napoli, Bari, Bologna, etc…
Quelli che invece che non ripropongono in maniera identica il nome della città sono femminili. Esempio: Atalanta, Fiorentina, Inter, Juventus, etc…" Abbiamo infatti la Roma e la Lazio, che fanno eccezione.

Anonimo ha detto...

Ho notato che la regola precisa dell'uso delle preposizioni di stato e di moto a luogo "in" e "a" è piuttosto controversa. Quando è corretto usare "in" e quando "a"? E perché? Diresti sono/vado in piazza S.Marco, oppure sono/vado a Piazza S.Marco? Sono/vado in bagno oppure al bagno? Sono/vado in Comune oppure al Comune? Sono/vado in mensa oppure a mensa? In Posta oppure alle Poste? In ospedale oppure all'ospedale? E perché diciamo in farmacia, in discoteca, in palestra, in pizzeria e poi diciamo anche al ristorante, al parco, al cinema, al mercato? Insomma, qual è la regola?