venerdì 24 luglio 2009

Simonetta Doni: la stilista del vino


Difficile definire con esattezza il mestiere di questa fiorentina doc; donna di grande carisma, affascinante e “stilosa” specializzata in una professione che lei stessa ha inventato.

Simonetta Doni è una stilista del vino. Anzi è la stilista del vino! Una designer di chiara fama specializzata nella creazione di etichette vinicole.

Una carriera di successo, dedicata alla cura dell’immagine del vino attraverso il suo abito. Una creativa che attraverso l’esperienza, ha acquisito i segreti della comunicazione e del marketing enologico e vi ha unito un gusto senza tempo. Una donna che veste la bottiglia, esaltandola con l’etichette.

“Il successo del vino dipende anche dal modo in cui l’etichetta lo rappresenta. E’ il primo impatto con il consumatore, impatto che può essere decisivo sull’acquisto”.
Come darle torto in un mondo in cui l’immagine è tutto. Un ottimo vino, senza una veste adeguata perde di appeal…

Simonetta Doni in pochi anni si è imposta con la sua grazia, il suo intuito e la sua creatività femminile in un mondo storicamente maschile come quello del vino. Oggi è titolare dello studio "Doni & Associati", uno dei pochi al mondo specializzato nell’immagine delle aziende vinicole. Tra i suoi clienti alcune delle più importanti realtà a livello internazionale, ma anche giovani aziende innovative ed emergenti.

Ma come è nata in lei l’idea di creare etichette di vino?
Per le mie prime etichette, alcuni anni fa, avevo creato immagini certamente belle, ma forse senza capirne appieno il valore di comunicazione e commerciale. Poco dopo, un produttore illuminato, mi chiese di far trasparire tutta una serie di concetti che intendeva comunicare: il profumo della terra, la seduzione di quel vino, l'allegria che avrebbe potuto dare a chi lo consumava, la sua storia, il lavoro che vi era dietro, ecc. Mi resi così conto del valore che un semplice pezzettino di carta poteva avere. La sfida di raggiungere gli obiettivi è stata la molla che mi ha fatto concentrare su questa forma di comunicazione per un mondo, quello del vino, appassionante e coinvolgente.

I suoi primi approcci con questo mondo molto maschile?
In realtà, avere a che fare con un mondo fatto in prevalenza di uomini è stato positivo, credo che la sensibilità femminile abbia portato un valore aggiunto. Il confronto è sempre stato stimolante e costruttivo. Vedere le cose da punti di vista talvolta opposti, porta a trovare soluzioni nuove ed interessanti. Ora siamo in molte a lavorare e realizzare fantastici progetti in questo mondo.

Quando ha capito di avercela fatta?

Dopo la prima etichetta, che io chiamo "consapevole", è successo che altri produttori si sono rivolti a me, dicendomi che avevano visto proprio quella etichetta, e mi chiedevano così di studiare l'immagine anche per i loro prodotti.

Il cliente più difficile?
Non ne esiste uno in particolare, ma diciamo che i clienti più esigenti sono poi quelli che con le loro innumerevoli richieste ci inducono a trovare sempre nuove soluzioni e a definire in modo quasi maniacale anche il più piccolo particolare che nell'insieme fa la differenza.

Quanto è stata dura “svecchiare” l’immagine delle etichette di vino?

Un tempo, l'immagine veniva realizzata solo per dire cosa conteneva quella determinata bottiglia e se c'era disegnato qualche cosa, molte volte capitava che era stata una persona di famiglia che si dilettava in pittura o disegno che "creava" l'immagine. Non ci si preoccupava di comunicare tutta quella serie di elementi che ora sono indispensabili e di mettere in campo le conoscenze che oggi abbiamo acquisito. Noi proponiamo sempre una ipotesi innovativa tra le possibili alternative, ma certe aziende non sono ancora pienamente pronte a queste soluzioni, in realtà la grande competizione internazionale ci porterà in breve tempo ad esplorare nuove strade dove, senza perdere il senso della storia, si potrà comunicare anche con linguaggi innovativi e contemporanei.

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